Un tempo cella rinascimentale e poi tempio barocco, il Santuario che oggi è possibile ammirare venne innalzato a partire dai primi anni del ‘600 per fare fronte al crescente numero di fedeli che in seguito all’apparizione della Madonna, cominciarono ad affluire in questo luogo dove vi era una piccola cappella.
Il primo progetto fu affidato al pittore-architetto argentano Marco Nicolò Balestri e in seguito portato a termine da G.B. Aleotti.
Di pianta ellittica con linee e modanature architettoniche classicheggianti.
All’interno otto semicolonne con capitelli in stile corinzio delimitano le cappelle dell’altare.
In alto un cornicione gira tutto intorno e su di esso si aprono alte lunette. Al centro dell’abside si trova l’altare maggiore in marmo, cui lavorò l’Aleotti nel 1627 e che racchiude la Madonna della Celletta con il Bambino del Garofalo (1481-1559).
Questo affresco si trovava nella primitiva chiesetta e venne trasferito qui insieme al muro; le immagini dei SS. Nicolò e Giacomo, patroni delle due parrocchie di Argenta sembrano aggiunti successivamente per opera di Balestri.
Opera del periodo tardo giovanile del Garofalo, datata 1513, si trattò di un caposaldo del percorso stilistico del pittore, in quanto documenta le esperienze che lasciarono nell’animo dell’artista le visioni dei capolavori romani di Raffaello.
Nel secondo altare a destra si può vedere una copia della “Fuga in Egitto” di un pittore ferrarese dell’800, probabilmente di un certo Fei; il bozzetto e il dipinto originale attribuito alla scuola di Guido Reni si trovano all’interno del Museo Civico di Argenta, nella sezione Pinacoteca.
All’interno di questa chiesa barocca vi fu collocata per diverso tempo anche un’altra importante opera del pittore Garofalo, ora collocata sempre nella Pinacoteca, ed esattamente la “Madonna col Bambino tra i SS. Lazzaro e Giobbe”, la cui provenienza originaria era la chiesa ospedaliera di S. Lazzaro, trasferita poi nel 1651 nell’altare a destra dell’altare maggiore fino al 1867, quando per problemi di conservazione venne trasferita nella residenza municipale ed infine nella pinacoteca civica cittadina.
Quando don Minzoni arrivò ad Argenta il Santuario della Celletta era aperto solo per pregare e non per celebrare funzioni religiose. e dall’8 marzo del 1910 (un mese dopo l’arrivo di don Minzoni ad Argenta) il sindaco ne decreta la chiusura definitiva.
Il 31 dicembre 1915 don Minzoni scrisse “Il Tempio della Celletta chiuso da anni – oggetto di lotte e di pretese più o meno violente ed efficaci – oggi è ritornato la questione di attività non solo per il paese, ma per la provincia tutta affinché tornasse ancora una volta il Tempio storico del Popolo di Argenta.
Le trattative con il Comune ripresero dopo la guerra e solo il 7 ottobre 1921 don Minzoni riuscì ad ottenere la riapertura del santuario.
Gravemente danneggiata nel 1945, è stata restaurata nel 1954.
Ogni anno il 7 ottobre ricorre la “festa della Celletta” che evoca il trasporto al tempio della venerata immagine, avvenuto nel 1624. Tale devozione è attestata dagli ex voto esposti all’ingresso della chiesa.